12 Nov La croce delle crociere. Go & stop senza fine
La crocieristica – come era inevitabile – continua ad essere attraversata dai sussulti pandemici, tra tira e molla, aperture e strette normative, via libera de iure e stop de facto. In questo articolo di ShipMag, si prende in esame il caso: “La beffa delle crociere: imbarco vietato a chi arriva dalle zone rosse”.
Partire in crociera non è una “comprovata motivazione d’urgenza”. Dopo la travagliata approvazione del DPCM – che in un primo momento vietava tout court l’attività crocieristica in tutti i porti nazionali – il pericolo sembrava sventato, per il settore cruise. Ora, però, tornano ad addensarsi inquietanti nubi su crocieristi e compagnie di navigazione.
Dall’interpretazione del DPCM, infatti, è emerso che ai crocieristi residenti nelle cosiddette zone rosse sarà vietato spostarsi e raggiungere i porti di imbarco. La ragione risiede nel pericolo che eventuali spostamenti da zone ritenute pericolose ad altre zone del Paese potrebbero provocare. Ma è una ragione che convince a metà: nel momento in cui i passeggeri raggiungono le stazioni marittime, infatti, gli stessi sono sottoposti a tampone e durante l’intera crociera tutte le persone a bordo della nave, equipaggio compreso, sono sottoposte a rigidissimi protocolli anti-contagio.
Perché, allora, questa decisione? Evidentemente il timore di dover gestire – anche mediaticamente – nuovi focolai ha prevalso sulla scelta di concedere un via libera al 100% alle navi da crociera. E così si è arrivati alla scelta politica di non fermare le navi, ma di impedirne la regolare attività attraverso, appunto, l’interpretazione del DPCM.
Oggi le regioni rosse, da cui è vietato muoversi, sono quattro: Lombardia, Calabria, Piemonte e Valle d’Aosta. Ma potrebbero diventare molte di più nei prossimi giorni, quando i criteri di assegnazione delle “fasce di pericolosità” saranno rivisti. E non vi è dubbio che saranno rivisti in peggio, in considerazione della rapidità della crescita dei contagi in quasi tutta Italia.
«Probabilmente sarebbe stato più coraggioso fermare le navi approvando la bozza del Dpcm, quella modificata poco prima di mezzanotte dopo l’intervento di Giuseppe Conte», racconta a ShipMag una qualificata fonte politica. «Il dibattito fra ministri è stato acceso, perché le posizioni erano davvero molto distanti. Ma, a giudicare dal pasticcio che ne è uscito, forse la strada scelta per uscire dall’imbarazzo non è stata la migliore». A pagarne le conseguenze, oltre ai crocieristi impossibilitati a imbarcarsi, sono soprattutto le compagnie, che si trovano a combattere con un elemento di confusione in più. Tanto che, nel settore, c’è chi vocifera di una graduale ritirata delle navi dal mercato in attesa di tempi migliori. Anche politicamente.