03 Nov Porti & dintorni. Cosa fa la portualità internazionale per reagire alla crisi. Numero 26
Questione non ancora affrontata – per il momento non prioritaria nel contesto della drammatica seconda ondata pandemica che sta investendo l’Europa e non solo –, ma che si imporrà all’attenzione dei decisori e delle aziende farmaceutiche nel momento in cui, finalmente, il vaccino anti-Covid-19 sarà disponibile, è la modalità di distribuzione/circolazione dello stesso. La newsletter di shippingitaly.it prende in considerazione questo tema, interpellando Pierluigi Petrone, presidente di Assoram. Condividiamo la notizia.
«Il trasporto dei vaccini dai grandi centri produttivi, a mio avviso, non potrà che avvenire per via aerea: d’altra parte abbiamo fatto arrivare in aereo le mascherine, non potremo che fare lo stesso con i vaccini. Da amministratore delegato di un’azienda farmaceutica io non utilizzerei il trasporto marittimo, innanzitutto per i tempi. Ma anche perché il costo di una spedizione aerea, per quanto maggiore rispetto a una via nave, avrà un’incidenza minima su quello complessivo necessario per la realizzazione del vaccino e la distribuzione».
Lo ha spiegato a Supply Chain Italy Pierluigi Petrone, presidente di Assoram, associazione che riunisce gli operatori commerciali e logistici della distribuzione primaria di farmaci, nonché membro del comitato di presidenza di Farmaindustria, associazione delle imprese del farmaco aderente a Confindustria.
Secondo Petrone, l’Italia avrà comunque un ruolo chiave nella distribuzione finale dei vaccini anti-Covid-19, perché è stata scelta da diversi produttori per ospitare i siti di confezionamento dei preparati (nei quali cioè il prodotto in bulk verrà trasformato e smistato per il consumo finale). In particolare AstroZeneca-Oxford svolgerà questa attività ad Anagni, nello stabilimento di Catalent, e lo stesso faranno altri cinque/sei produttori della decina che ad oggi sono alle battute finali dello sviluppo del vaccino.