LIVORNO PORT CENTER | Porti & dintorni. Cosa fa la portualità internazionale per reagire alla crisi. Numero 51
Livorno Port Center is an educational center with an interactive multimedia lab, a library and a vessel showroom. Il Livorno Port Center è un centro educativo-espositivo con un laboratorio multimediale interattivo, una biblioteca ed un'esposizione di navi.
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Porti & dintorni. Cosa fa la portualità internazionale per reagire alla crisi. Numero 51

29 Apr Porti & dintorni. Cosa fa la portualità internazionale per reagire alla crisi. Numero 51

Il settore turistico, in grave sofferenza fin dall’inizio della pandemia, naviga a vista tra mezze riaperture e battute d’arresto. L’orizzonte ripresa intanto si allontana e gli operatori rischiano il collasso. Da ShipMag i dati del 2020 e le previsioni poco confortanti per il 2021.

Milano – La norma che introduce il coprifuoco alle 22 fino al 31 luglio, la campagna vaccini che procede lentamente e le troppe incertezze sulla ripartenza delle aziende e sulla libertà di movimento delle persone, sono fattori primari per il turismo, un settore che rischia di affondare anche nel 2021.

In assenza di una chiara inversione di tendenza, si rischia di scendere a fine anno sotto quota 187 milioni di presenze (-8,2%), con un ulteriore assottigliamento dei flussi dall’estero (-14 milioni di presenze). Uno scenario che porterebbe a oltre 220mila le imprese del settore a rischio chiusura. A stimarlo è Assoturismo Confesercenti, che nel dossier Stagione Turistica 2021: sull’onda del vaccino traccia il bilancio dell’impatto, passato e futuro, di pandemia e restrizioni sul comparto turistico italiano. Un bilancio purtroppo gravemente in rosso: nel 2020 si sono perse quasi 233 milioni di presenze. Il comparto alberghiero ha subito le perdite maggiori (-57%), quello extralberghiero si è comunque visto mancare il 47% delle presenze. Ma il crollo del turismo ha avuto un grave effetto su tutte le imprese della filiera, dall’alloggio e ristorazione – che ha visto svanire il 42,5% dei ricavi – alle agenzie di viaggio e tour operator (-76,3%).

La perdita economica per il settore (totale consumi turistici interni) è stimabile in circa 88 miliardi di euro (-55%), di questi, 32 miliardi sono stati persi dalla ricettività alberghiera ed extra-alberghiera, 12 miliardi dai pubblici esercizi, 3,5 miliardi da agenzie di viaggio e tour operator, 10 miliardi dagli altri servizi turistici e dai negozi, che hanno visto sparire lo shopping dei turisti. A livello territoriale, le regioni che si sono trovate a perdere più consumi turistici sono Lombardia (-11,7 miliardi di euro), Lazio (-11,4 miliardi), Toscana (-10,9 miliardi), Veneto (-9,7) ed Emilia-Romagna (-7 miliardi). Le città d’arte come Venezia, Roma e Firenze, in particolare, hanno sofferto la fuga degli stranieri: il calo di presenze totali in queste aree ha sfiorato il 75%.

Dopo la catastrofe del 2020, sottolinea il dossier, anche il 2021 è partito male. Alla fine dei primi quattro mesi dell’anno, si legge, «la situazione del settore turistico resta drammatica. Il blocco imposto al settore in questa prima parte dell’anno si sta infatti traducendo in un’ulteriore flessione delle presenze sul nostro territorio». Solo «una piena riapertura in sicurezza già a partire da maggio, eliminando il coprifuoco e centrando il target delle 500mila vaccinazioni quotidiane, permetterebbe di ritornare almeno intorno alle 300 milioni di presenze (di cui 148 milioni straniere), per riavvicinare poi nel 2022 i livelli precedenti alla pandemia».

«Abbiamo delineato degli scenari sulla base delle tendenze attuali. Il nostro auspicio è che il governo intervenga per imprimere loro una netta inversione, rimettendo mano al Decreto Riaperture per eliminare gli ostacoli che, così come sono, rischiano di far naufragare soprattutto la stagione turistica estiva: non si può pensare di fare venire i turisti e chiuderli in albergo già dalle 22.00», commenta Messina.