08 Mar Porti e città raccontati sui social: la nuova frontiera dell’integrazione
Indubbiamente, la pandemia ha segnato una catastrofe nella storia della società contemporanea. Per i Greci antichi, popolo di navigatori che inventò la parola, la catastrofe era “capovolgimento”, punto di rottura e ripartenza. È ormai scontato ricordare come ogni peste, nella storia dell’umanità, abbia rappresentato un punto di svolta sofferto, ma alle lunghe positivo. Un Rinascimento senza fine – come evoca lo slogan della campagna di promozione turistica post-Covid della Regione Toscana – è quello che tutti ci aspettiamo, dopo il medioevo di malattia, isolamento e crisi economica che il mondo ha attraversato e sta ancora attraversando. Da questo medioevo virtuale abbiamo imparato, anche. Che nulla è scontato, neppure ciò che ritenevamo tale. Che ci sono lavoratori, non solo quelli sanitari, ma anche quelli del mare, ad esempio, che non si fermano mai. Che la libertà degli spazi è un valore inestimabile e quando non possiamo goderne, soffriamo. Che l’aria aperta è un bene prezioso e quando ci manca – non solo perché il virus a molti la nega, ma anche perché siamo forzati in casa e quando usciamo l’aria dobbiamo filtrarla con una mascherina – soffriamo. Che non possiamo fare a meno di colmare la distanza tra esseri umani, sia pure virtuale e ci accontentiamo dei benefici della rete che ci ha reso un’amalgama di bit. Che sia bene o male, quest’amalgama resterà, lo dicono gli Esperti.
Certi strumenti, come i social media, dibattuti, controversi, pericolosi per certi aspetti, hanno un potenziale enorme e si prestano a surrogare molte sfere di interazione che solo fino a un anno fa seguivano percorsi quasi esclusivamente sociali in senso tradizionale.
Le esperienze internazionali di integrazione porto-città cui PORTO APERTO stesso si ispira, hanno nel proprio DNA la conoscenza diretta degli spazi portuali, l’ingresso fisico nei luoghi, la percezione non mediata dei contesti e delle attività dei porti. La convergenza tra diffusione dei social media, soprattutto tra le giovani generazioni, indipendente dal distanziamento sociale indotto dal Covid e il potenziamento esponenziale che è derivato dalla situazione anomala dell’ultimo anno, stanno portando ad un ripensamento del modello generale, che peraltro era già in corso: più online e meno inside, con tutti i limiti e tutte le potenzialità che ne derivano. L’esperienza digitale non sostituisce l’esperienza sensoriale, ma sicuramente la integra, la supplisce laddove la prima è impossibile o carente, ne allarga gli orizzonti e ne sfuma i contorni, connotandola per certo versi di aspetti creativi inattesi.
AIVP sta guidando in questo senso una proficua campagna di raccolta di best practice attuate nei porti affiliati all’Associazione.
Condividiamo, dalla Newsletter AIVP, la notizia di un progetto che sta sperimentando il porto di San Antonio, in Cile, raccontandosi ai più giovani su Tik Tok.
Port landscapes are excellent social media material if shown in a fun way. At least that is what Israel Canales, a crane operator from the DP World terminal in San Antonio (Chile) believes. He has become a digital sensation in this social media platform with his short and dynamic videos gathering more than 200 000 followers. With his short clips with message, as he says, he brings younger people closer to the port every day, also answering the questions from students from different countries. You can have look at his account here.
http://r.promotion.aivp.info/mk/cl/f/lG-RupCtVKc5s7zlWv4kmBpX18uOa9y9ky8_8yzgZy7IJuRjqpWd5rhe1Kcexmkv4yniWhsJQBwLQDiV1I4dsUMWqCrWCpNkJI4cCJoLanxd8fB–HQ0RaAcF7APkW1qKbcALk7tAoMElAM4tDQ33BNtwg12Ok72KSN7iksuSE02xaJdd2n7hU52iBHbfp0X8US1BJnq8YG8E2RZpdUOK84veA
http://r.promotion.aivp.info/mk/cl/f/oMLI76wM70ZgFzpPFzRDmO1J-KVp-tWBY4rocKQaSE_sltqD_eH1BplJEsqpJevymnndTlJ6d1jsbEnhC1FWYPZF0ZCmo38QQsTt3PpThM8c2ZEjOUnqJ_Vh-X3MFCSx1ddgy20KMHRiBrzbcO-Xt59bN3tXFJzsqL7x3Ncu22fDRadLfGDFVuMiwbxk